Marco Fulvio Barozzi

I Celti e Milano
L'avventura celtica tra storia e mito nel Nord Italia


“Fino ai tempi in cui il mondo celtico cominciò ad avere contatti con quello romano, non troviamo templi o santuari nel senso classico del termine. Si tratta invece di luoghi consacrati molto semplici […] anche certi boschi o colline erano considerati sacri. I Celti, ostili a lavorare la pietra, non hanno conosciuto altro luogo sacro che la natura, percepita come perpetua manifestazione del divino. Foresta o tempio risultano per i Celti concetti equivalenti.”

“La tradizione celtica fa parte delle civiltà premoderne, ‘tradizionali’, nelle quali ancora non si era operata la separazione tra spirito e materia e tra io e non io che caratterizza la società moderna […] il sacro permea la società celtica e la religione è il cardine dell’organizzazione degli uomini …”


“I Celti mostrano anche un interesse notevole per la configurazione fisica del territorio da essi abitato. Fiumi, laghi e paludi, pianura, colline e montagne hanno tutti il proprio nome, e ciascun nome evoca una leggenda che ne spiega il significato […] ad esempio molti fiumi del dominio celtico portano il nome di divinità femminili.”

“[…] una leggenda medievale […] tramanda che una ‘scrofa semilanuta’, probabilmente un cinghiale, avrebbe segnalato a Belloveso il sito dove doveva sorgere Milano […] Il cinghiale (moccos) è per i Celti un simbolo della classe sacerdotale, cui si oppone l’orso (artios), simbolo della classe guerriera e dell’autorità temporale.”

“Queste considerazioni portano in conclusione ad ipotizzare che Milano possa essere stata fondata in seguito ad una spedizione di cinque giovani guerrieri celtici consacrati, condotta da un cinghiale, animale-guida e manifestazione terrena di una divinità, dopo una serie di prove iniziatiche che avrebbero permesso ai Galli il raggiungimento di una diversa condizione materiale e spirituale …”

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