Pia Tampopo

Rimanere nel gioco finché è possibile.
Poi si trasmigra


“Olivia rifletté per qualche istante.
A dire il vero nemmeno a lei piaceva troppo quel silenzio.
Non dava pace. Aveva invece qualcosa di sinistro. Sembrava l'assenza di suoni che c'è talvolta nei parcheggi sotterranei, quell'ovattato e innaturale senso di sospensione che si respira quando si è costretti dal cemento.”

“Solo in quel momento, Olivia si accorse che quella bizzarra ragazzina era l'unica che sembrasse immune a quell'ombra dilagante.
I suoi grandi occhi non erano appannati come quelli di tutti gli altri. Al contrario scintillavano, quasi dotati di un'inspiegabile luminosità che proveniva dall'interno.”


“«Quindi cosa si può fare?» chiese allora alla misteriosa ragazzina.
«Andarsene fuori» rispose quella a voce bassissima ma con assoluta certezza.
«Intendi fuori dalla Città?»
La giovane viaggiatrice scosse il capo ridendo sommessamente.
«Ancora di più. Bisognerebbe essere fuori dal mondo, ma per riuscirci è necessario essere molto, molto fortunati. E anche un bel po' anormali.»”

“Sola, mentre percorreva le vie cittadine, Olivia strinse forte tra le dita il ciondolo che aveva ricevuto in dono.
Si sentiva eccitata, un po' folle a pensarci in modo esclusivamente razionale, ma non le importava.
Pur se a circondarla era la Città, nebbiosa come al solito e piena dei suoi vapori asfissianti, dei suoi rifiuti e delle sue ombre, per la prima volta si sentiva leggera e felice.
«Fuori dal mondo» disse in un sussurro”

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